Se Desiderare è fare la rivoluzione: J. Lacan riletto da M. Recalcati

…..il desiderio è desiderio dell’altro, e quindi – implicitamente – anche riconoscimento nell’altro di una parte di noi che  non ci appartiene – e si crede possa completarci.
«Il desiderio come desiderio dell’Altro mostra che il desiderio umano ha una struttura relazionale. «Non esiste desiderio senza l’Altro, perché il desiderio non può bastare a se stesso» e ancora il desiderio «è il dono della mancanza dell’Altro, è il dono di quello che l’Altro non ha, è il dono della mancanza che la tua presenza e la tua assenza sanno aprire in me»,
Ma cosa succede se questo altrove, questa alterità vengono meno? La vita appassisce, si mortifica, s’inchioda sterilmente al puro esistente. Ed è quanto accade oggi in cui il soggetto dal capitalismo al declino è «ridotto a pura macchina pulsionale, a un consumatore iperadattato di gadget, abrogando la dimensione creativa e indomabile del desiderio». E allora tornare a desiderare l’altro come completezza di sé, tornare a desiderare l’altrove può essere una rivolta nei confronti del nostro orizzonte presente, può rendere reale l’altrove, provocare una rottura, ….
Insomma desiderare è un po’ fare la rivoluzione.

https://paneacquaculture.net/2013/10/05/se-desiderare-e-fare-la-rivoluzione-j-lacan-riletto-da-m-recalcati,

28.01.2020

 

la luce del tuo cuore

Each one of us possesses a Holy Spark, but not every one exhibits it to the best advantage. It is like the diamond which cannot cast its luster if buried in the earth. But when disclosed in its appropriate setting, there is light, as from a diamond, in each one of us.

Rabbi Israel of Rizin

“Ognuno di noi possiede una Scintilla Divina, ma non tutti la esibiscono nel miglior modo possibile. È come il diamante che non può gettare il suo splendore se sepolto nella terra. Ma quando viene rivelato nel suo setting appropriato, c’è luce, come da un diamante, in ognuno di noi.”

Hornstein, Gail A. (2002-01-10). To Redeem One Person Is to Redeem the World: A Life of Frieda Fromm-Reichmann, (posizioni nel Kindle 35-38). Free Press.

Il desiderio tradito

Tratto da:
Massimo Recalcati, La forza del desiderio, Edizioni Qiqajon, 2014

Venivo da un cattolicesimo moralistico, che da ragazzo non mi convinceva e da cui ho cercato di liberarmi attraverso il marxismo e attraverso la lettura di Nietzsche, quando sento da Lacan questa frase che su di me ha avuto l’effetto di uno Stoß – direbbe Martin Heidegger –, un urto, qualcosa che ti sveglia: «C’è un solo peccato, un solo senso di colpa giustificato: cedere, nel senso di indietreggiare, sul proprio desiderio». Non ci sono altri peccati: il senso di colpa più profondo, l’unico giustificabile è quello di tradire, venire meno, cedere sulla propria vocazione. Questo è imperdonabile, tutto il resto è perdonabile.
Quando qualcuno rinuncia ad ascoltare la chiamata del proprio desiderio e intraprende altre vie facendo finta di niente – in psicanalisi questo si chiama “rimozione” –; quando qualcuno cancella la chiamata del desiderio e prende altre direzioni come se niente fosse, come se questa chiamata non ci fosse mai stata, lì la vita si ammala. Tanto più la vita si allontana dalla vocazione del desiderio, tanto più la vita produce sintomi.
In fondo lo psicanalista cosa fa nel suo lavoro? Cerca di riconciliare il soggetto alla chiamata del suo desiderio. Quando dici: «Ma come? Io ho fatto tutto per gli altri, ho fatto tutto per esaudire il desiderio di mio padre, di mia madre, e sono insoddisfatto, infelice», hai tradito la vocazione che ti abita, la vocazione del tuo desiderio, non sei stato sufficientemente responsabile nell’ascoltare quella chiamata.
Ecco perché Lacan arrivava a un certo punto a dire: «La depressione – anche i padri della chiesa per certi aspetti dicono questo – è una viltà morale». E’ pesante dire questo. I depressi di solito provocano compassione e attenzione. Lacan dice al contrario che i depressi sono dei vili, che c’è una viltà nella depressione. C’è depressione, la vita si deprime quando si allontana dalla vocazione del desiderio; la depressione accompagna questo tradimento di sé.

https://www.fondazionegraziottin.org/it/articolo.php/Il-desiderio-tradito?EW_CHILD=25226

Che cos’è il dolore?

Il Dolore

E parlò una donna e disse: Parlaci del Dolore.
Ed egli disse:
Dolore è il rompersi del guscio che racchiude la vostra intelligenza.
Così come il nocciolo del frutto deve rompersi perché il suo cuore possa esporsi nel sole, così dovete voi conoscere il dolore.
E se voi sapeste tenere il cuore in stato di meraviglia di fronte ai quotidiani miracoli della vita, il dolore vi apparirebbe non meno mirabile della gioia.
E voi accogliereste le stagioni del vostro cuore, così come sempre avete accolto le stagioni che si susseguono sui vostri campi.
E vegliereste sereni durante gli inverni del vostro dolore. Molto del vostro dolore è scelto da voi stessi.
È l’amara pozione con la quale il medico che è dentro di voi guarisce il vostro io malato.
Confidate perciò nel medico e bevete il suo rimedio in silenzio e tranquillità.
Poiché la sua mano, benché grossa e rude, è guidata dalla tenera mano di Chi non è visibile, e la coppa che vi porge, benché vi bruci le labbra, è stata ricavata dalla creta che il Vasaio ha inumidito di lacrime sacre.

Fiaba & novella – da PensieriParole.it <https://www.pensieriparole.it/racconti/fiaba-e-novella/>